Gli open data sono i dati aperti ovvero messi a disposizione da una organizzazione e liberamente accessibili da parte di chiunque.
Gli open data dovrebbero essere messi a disposizione dalle pubbliche amministrazioni e non dovrebbero contenere dati personali ovvero informazioni riferite a persone identificate o identificabili. Insomma, per i dati aperti messi a disposizione, dovrebbe essere garantito l’anonimato.
Ho provato a dare uno sguardo ai dati messi a disposizione dall’Anagrafe Nazionale degli abilitati alla guida che, per di più, è stata individuata dall’Agenzia per l’Italia Digitale tra le basi dati di interesse nazionale. Con l’aiuto di un foglio elettronico e l’utilizzo di qualche filtro sono riuscito ad individuare un francese che risiede in un paese del centro Italia con poche migliaia di abitanti e che ha zero punti sulla patente. L’ho identificato? No, non ci sono riuscito. Ma chiunque abiti in quel paese potrebbe facilmente individuarlo e associargli lo stigma dell’autista indisciplinato. La stessa operazione potrebbe essere effettuata qualora il soggetto avesse un profilo su Facebook dal quale emergono dati che lo rendano univocamente associabile a quelli presenti nella banca dati delle patenti.
Viva gli open data, ma attenzione agli incroci pericolosi.