È triste leggere che l’88% delle persone va a cercare informazioni per la propria salute sui siti Internet. Ma, forse, è ancora più triste leggere il cartello che un medico dell’Istituto Nazionale dei tumori di Milano ha esposto alla porta del suo studio
Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia, controllino su Yahoo.com
È comprensibile la frustrazione di un professionista della medicina che, ogni giorno, sente i suoi pazienti raccontare di sintomi e diagnosi propinate dalla Rete. Ma non bisogna dimenticare due cose:
• l’ansia delle persone può anche giustificare la frenetica ricerca di informazioni, soprattutto se l’appuntamento con il medico è fissato il mese successivo; il medico ha il dovere di essere empatico e comprendere la situazione, con pazienza, magari ironizzando e guardando negli occhi il paziente;
• l’invito a consultare i motori di ricerca, come sappiamo, è un invito a fornire dati personali; in questo caso, peraltro, i dati personali riguardano direttamente la salute. Siamo confidenti che Google e Yahoo! utilizzano questi dati solo per mirare meglio i loro messaggi pubblicitari e non per ledere diritti e libertà degli interessati. Ma chi può dirlo con certezza?
In ogni caso, chiediamo ad un medico sia il primo che il secondo parere.