Niente appello allo sportello

Poco prima di Natale, il Garante per la Protezione dei Dati Personali si è occupato di un caso riguardante Poste Italiane ed i suoi dipendenti che operano allo sportello.

Si trattava di un nuovo sistema di gestione degli utenti in coda che Poste stava applicando in alcuni dei suoi uffici. Il sistema era un normale eliminacode ma, al momento della chiamata, l’utente veniva indirizzato ad uno sportello identificato con il nome di battesimo dell’operatore, visualizzato su un display luminoso, invece che con il normale numero di sportello.

La contestazione delle rappresentanze dei lavoratori riguardava sia il trattamento illecito di un dato personale (il nome di battesimo diffuso senza i presupposti idonei e senza la corrispondente informativa) sia l’illecito controllo a distanza dei lavoratori tramite sistemi automatici (soggetto a precisi vincoli ai sensi dell’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori).

Il Garante, con il provvedimento 7355533, ha dato ragione ai lavoratori rilevando la fondatezza dell’assenza del principio di proporzionalità del trattamento in relazione alle finalità. Infatti, la motivazione di Poste rispetto all’introduzione di questo nuovo sistema di gestione delle attese era basata sull’assunto che “agevolava i rapporti con gli utenti e responsabilizzava i dipendenti”. In proposito, è difficile pensare che la visualizzazione del nome, su un display luminoso posto sopra la postazione dell’operatore, possa agevolare i rapporti con gli utenti i quali, viceversa, sono facilitati dall’identificazione numerica dello sportello.

Inoltre, poiché il sistema, almeno potenzialmente, consentiva ai responsabili di visualizzare, in tempo reale, le statistiche di servizio di ogni operatore, il Garante ha rilevato la possibilità che potesse essere messo in atto un controllo a distanza che risultava non conforme alle previsioni dello Statuto dei Lavoratori.

Quindi, alle Poste, niente appello allo sportello!!

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