I “no” alla tecnomulta

Un grande comune, capoluogo di una regione del sud Italia ha deciso di dotare il corpo della polizia locale di apparecchi digitali per la verbalizzazione delle infrazioni commesse dai cittadini.

Ha comprato circa 400 super‑smartphone, a prova di danneggiamento, e le corrispondenti stampanti per consentire ai vigili di constatare la contravvenzione, trasmetterla al sistema informativo centrale e stampare il tagliando da consegnare al cittadino indisciplinato. Ma è tutto fermo. Perché?

Sembra che le ragioni siano un paio:

  • i vigili non ritengono che lo smartphone sia lo strumento più adatto ad indurre i cittadini alla compliance; è troppo freddo ed inesorabile e, quindi, frena il contatto umano che è alla base delle relazioni sociali tra controllore e controllato;
  • gli smartphone, essendo dotati di GPS, consentono la geolocalizzazione degli agenti e questo aspetto deve essere oggetto di apposito accordo sia con riguardo all’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori sia rispetto al trattamento di dati personali dei lavoratori, anche alla luce delle recenti indicazioni fornite dal Gruppo dei Garanti Europei.

Insomma, sembra che la tecnomulta sia ferma all’incrocio: speriamo che non sia in contravvenzione.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.