I bambini vogliono crescere subito, voglio sentirsi grandi e ce lo manifestano in molti modi.
Il libro bianco “Media e minori 2.0”, recentemente pubblicato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ci aiuta a comprendere come si sviluppa questa tendenza nel mondo dei mass‑media, con particolare attenzione ad Internet.
Troviamo anche alcune riflessioni sulla protezione dei dati personali dei minori e sulle debolezze normative, vere o presunte, del GDPR per questa importante fattispecie. Il Libro Bianco afferma apertamente che la disciplina del consenso digitale da parte dei minori è troppo generica per essere applicabile realmente: come è possibile, per un fornitore di servizi online (p.e. Facebook o Google) verificare davvero che chi presta il consenso abbia un’età superiore ai sedici anni (età stabilita dal GDPR)?
L’AGCOM, con qualche ragione, ritiene che la protezione dei dati personali debba essere legata, soprattutto per i minori, al concetto di cittadinanza digitale e, quindi, di identità digitale. Questo vuol dire che, in ogni occasione di contatti online prodromici a produrre effetti giuridici (anche solo il consenso al trattamento per un servizio gratuito), il fornitore (cioè il titolare del trattamento) deve effettuare un’identificazione ed un’autenticazione che consentano di andare oltre ogni ragionevole dubbio circa le capacità giuridiche dell’interessato.
Tutto questo richiede un’infrastruttura tecnologica ed organizzativa che, per esempio, in Italia è garantita da SPID.
Quindi, non basta dire “Mamma, io sono grande!!!”.