Le strane teorie

Safiya Umoja Noble è una ricercatrice statunitense che si occupa di capire come la progettazione delle piattaforme digitali impatta sulla società. È un lavoro faticoso perché nessuno sa come sono progettati gli algoritmi di Facebook o Google e, quindi, il metodo da applicare è quello dell’osservazione dei comportamenti per poter indurre come sono fatte queste black‑box. È il tipico metodo delle scienze sociali: osservo e spiego i fenomeni. Ma, qualche volta, il metodo può portare a conclusioni sbagliate o, meglio, che non corrispondono alle reali cause di alcuni fenomeni.

È quello che, secondo noi, è accaduto nell’ultimo lavoro della Noble. Nel libro Algorithms of Oppression la ricercatrice americana ha teorizzato una sorta di propensione al razzismo, da parte di Google, nella progettazione degli algoritmi che forniscono i risultati del motore di ricerca. Questa propensione sarebbe il frutto della composizione dei team di sviluppo di Google formati tipicamente da giovani ragazzi bianchi e occidentali.

La teoria è basata sulle osservazioni del comportamento di Google. Sembra che la ricercatrice ed i suoi collaboratori abbiano provato ad effettuare ricerche sulle locuzioni “black girls” e “asian girls”: in entrambi i casi i risultati più rilevanti conducevano a siti pornografici.

La teoria, certamente basata anche su altre evidenze, sembra condannare la consapevole progettazione di Google. Invece, gli algoritmi sono studiati per far prevalere, prima di tutto ed a scopo pubblicitario, i siti più visitati o i siti che pagano. E non è colpa di Google se il mondo è pieno di voyeur a tempo perso.

Non riduciamo gli impatti di Google sulla società a strane teorie, altrimenti si perde in partenza.

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L’ora ICS

ICS è l’acronimo di Industrial Control Systems, utilizzato nell’ambito del Rapporto CLUSIT 2018 sulla sicurezza ICT in Italia. Il volume, infatti, dedica una cospicua sezione all’esame delle minacce che incombono sugli impianti industriali e sui relativi sistemi di controllo, appunto gli ICS. Sembra, infatti, che molti malintenzionati abbiano diretto il loro impegno verso i dispositivi elettronici che governano interi apparati produttivi al fine di sabotarli e trarne profitto attraverso ricatti o su commissione della concorrenza.

Il CLUSIT manifesta preoccupazione per due aspetti specifici:

  • gli ICS sono dispositivi nati per specifici scopi industriali e, tradizionalmente, non sono dotati di difese adeguate; questo significa che sono oggetti intrinsecamente vulnerabili e, quindi, attaccabili senza particolari conoscenze informatiche;
  • i responsabili degli impianti non sono del tutto consapevoli delle vulnerabilità degli ICS; gli (scarsi) investimenti sulla sicurezza sono stati, almeno sinora, diretti a rafforzare i sistemi elaborativi e di memorizzazione comunemente considerati più appetibili perché pieni di dati facilmente rivendibili dagli attaccanti.

Gli eventuali attacchi a sistemi industriali non hanno riflessi solo per l’azienda che li subisce ma potrebbero avere impatti rilevanti anche per la vita delle persone. Basti pensare alla difficoltà che potrebbe creare un attacco ad un impianto di pastorizzazione del latte fresco.

Sta arrivando l’ora ICS e conviene essere pronti.

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