C’è l’acquisto online: Groupon, Groupalia, Privalia, Ebay, Punto-shopping. Poi ci sono i viaggi: Booking, Flixbus, Logitravel, Trenitalia. Ed anche l’editoria: Edizioni Simone, Dike Giuridica, GlobalWebIndex, Diennea, Mondadori. E, infine, le varie: Aruba, Coursera, la tavola calda dell’ufficio, Chebanca. Naturalmente, non le ho citate tutte ma mi sembrano sufficienti per dare l’idea del segnale più evidente che qualcosa stava cambiando: sono le mail che mi sottoponevano le nuove informative sul trattamento dei dati personali (art. 13 del GDPR).
Tutti noi, quindi, ci siamo accorti che si avvicinava la fatidica data del 25 maggio 2018 perché abbiamo ricevuto decine di mail di questo tipo. Abbiamo letto la prima (fino al paragrafo “Diritti dell’interessato”), abbiamo letto la seconda (fino al paragrafo “Nome del Responsabile della Protezione dei Dati Personali”), abbiamo letto la terza (solo il paragrafo “Titolare del trattamento”) e, dalla quarta in poi, non abbiamo letto più niente. Per tutte, abbiamo deciso di soprassedere alla facoltà di esercitare il nostro diritto alla tranquillità, codificato con un lessico differente nel GDPR e libera specificazione del meglio noto “right to be alone”.
Confesso di essere, forse, l’unico soggetto al mondo ad averle lette tutte: deformazione professionale, già confessata in precedenza. Ebbene, devo ammettere che poche interpretano il vero spirito del GDPR e, praticamente, nessuna è in linea con i suggerimenti interpretativi e pratici che il gruppo WP29 (da ieri rinominato European Data Protection Board di cui era annunciato un sito web dedicato che non sono ancora riuscito a trovare) aveva fornito nelle sue linee guida sulla trasparenza adottate il 18 aprile scorso.
Tutti hanno voluto essere completi ma hanno dimenticato che la completezza deve essere compatibile con la concisione (pagina 7 delle linee guida), altrimenti la gente si stanca e non legge.
Tutti hanno voluto essere precisi ma hanno dimenticato che la precisione deve essere compatibile con la semplicità (pagina 8 delle linee guida), altrimenti la gente non capisce.
Tutti hanno voluto arrivare prima della scadenza del termine (pur avendo avuto due anni) ma non hanno calcolato l’effetto alluvione, creato dalle decine di informative arrivate il 24 maggio e che ha indotto l’interessato a riparare sotto l’ombrello dell’Elimina definitivamente.
Pochi hanno seguito il suggerimento di impiegare la tecnica della stratificazione per rendere più fruibile il racconto.
Ecco gli inquietanti segnali di una sensibilità ancora tutta da costruire. Ma, si sa: nessuno è perfetto.