Abbiamo già parlato del valore dei nostri dati personali dal punto di vista di chi vuole comprarli, magari al mercato nero.
Oggi, in piena vigenza del GDPR, PHD Media Italia fotografa la situazione dal punto di vista degli interessati ovvero dei soggetti ai quali i dati si riferiscono. Nella ricerca, pubblicata proprio il 25 maggio scorso, PHD suddivide gli italiani in quattro categorie rispetto al grado di attenzione rivolto alla privacy ed al trattamento che può essere fatto dei propri dati personali:
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i protagonisti, quelli attenti al “come” e “quando” conferiscono dati personali;
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gli antagonisti, quelli che vorrebbero essere attenti ma ne sanno troppo poco per riuscire a controllare i propri dati;
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le comparse, quelli che ritengono la privacy solo un aspetto tecnologico;
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gli spettatori, quelli che non ritengono la privacy affar loro e aspettano che qualcun altro se ne occupi.
È preoccupante rilevare che i protagonisti sono solo il 19% del campione.
La ricerca arriva, dunque, a stuzzicare gli intervistati con la domanda: quanto ti faresti pagare per fornire i tuoi dati? Anche in questo caso, le risposte sono sorprendenti perché
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1 su 5 accetterebbe di essere seguito nei propri spostamenti per 50 euro al mese;
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1 su 5 accetterebbe di essere monitorato nelle sue abitudini sessuali per 100 euro al mese;
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1 su tre accetterebbe di essere tracciato rispetto alle informazioni sanitarie per più di 100 euro al mese.
Verrebbe da dire: attenti, signori, non siamo a teatro!