Martedì scorso, Antonello Soro, nella sua qualità di Presidente, ha presentato la relazione sull’attività che il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha svolto nel 2017.
Nel suo discorso, Soro ha sottolineato, come c’era da aspettarsi, le prospettive di applicazione del GDPR che, a partire dal 25 maggio scorso, è diventato pienamente applicativo.
Tuttavia, quello che più colpisce del discorso, è il cammino logico impostato da Soro passando attraverso quattro termini chiave: oligopolio, potere, intimità, isolamento.
L’analisi è sottile e non ricalca il consueto ragionamento sul rischio, aumentato dalla tecnologia, legato alla diffusione incauta dei fatti nostri. Il vero rischio è che la conoscenza di molti nostri comportamenti sul web consente agli OTT di esercitare un potere che può penetrare profondamente la nostra intimità fino a farci credere di essere parte del mondo ma, in realtà, isolandoci da esso e facendoci vedere solo quello che, sempre secondo gli OTT, ci fa piacere vedere: non impariamo davvero cose nuove, non cresciamo, confermiamo solo quello che già sappiamo (o crediamo di sapere).
Insomma, stiamo sul web credendo di avere una finestra libera sull’intero spazio planetario ma, in realtà, qualcuno ci ha creato un recinto chiuso e ci sta facendo vedere solo una parte del mondo. E questo è il danno più grave che possa subire un individuo e la società di cui fa parte: più grave della vergogna per una foto in posa adamitica o della clonazione della carta di credito.
Un isolamento globale, silenzioso ed insidioso.