Effetto Flynn(stones)

Due ricercatori norvegesi hanno curato uno studio sull’andamento dei test di intelligenza (QI) per un campione di più di 700.000 test svolti tra il 1970 ed il 2009. Volevano verificare il cosiddetto “effetto Flynn”, uno studioso neozelandese che aveva dimostrato come i risultati dei test, a partire dal 1959, crescevano costantemente, nei paesi industrializzati, dello 0,3% annuo.

Purtroppo, i ricercatori hanno constatato che l’effetto Flynn si è interrotto intorno al 1975. Da quel momento in poi, i test di intelligenza hanno cominciato a peggiorare di anno in anno.

Le spiegazioni possibili sono tante e, probabilmente, legate a specifici periodi storici anche di breve durata:

  • la riduzione della natalità (almeno nel mondo industrializzato) che riduce la probabilità di avere una popolazione più intelligente;

  • il degrado della qualità e della varietà degli alimenti;

  • l’obsolescenza delle domande contenute nei test rispetto alle modalità di apprendimento delle nuove generazioni.

Quest’ultimo elemento pare abbastanza significativo soprattutto negli ultimi tempi. Le nuove generazioni, infatti, hanno scarsa propensione a comunicare con la parola e, quindi, ad aiutarsi con essa nella categorizzazione concettuale. Il modo più diffuso di comunicare, oggi, sono le immagini ed i suoni che, tuttavia, fanno perdere la capacità di astrarre concetti e, quindi, di applicare modelli per la risoluzione dei problemi.

Questa tendenza, tra le altre criticità, rende più difficile l’applicazione delle norme che, spesso, sono composte da migliaia di parole e richiedono la ferrea applicazione di ragionamenti logici.

È la conferma della correttezza della scelta del legislatore europeo che, per la protezione dei dati personali, ha deciso di introdurre le icone standardizzate (ancora in fase di progettazione) per fornire agli interessati le informazioni sui loro diritti e sulle modalità del trattamento.

No, non siamo tornati ai Flynn(stones), è solo cambiato il modo di essere intelligenti.

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