Il recente racconto di Experia sulle frodi informatiche contiene luci ed ombre provenienti dalle sensazioni raccolte da 5.500 consumatori e 500 dirigenti aziendali presenti in 11 paesi, tra i quali l’Italia.
Gli aspetti positivi riguardano il guadagno di consapevolezza sia da parte degli utenti sia da parte delle aziende. Due clienti su tre, infatti, mostrano di apprezzare l’aggiunta di ulteriori meccanismi di sicurezza per rendere più affidabili le transazioni online (prevalentemente effettuate tramite dispositivo mobile); d’altra parte, i dirigenti aziendali temono che l’introduzione di troppe complicazioni finalizzate alla sicurezza possano incidere sull’esperienza di acquisto e, quindi, allontanare il cliente. Queste considerazioni ci dicono che il mercato, da entrambi i lati, sta maturando riflessioni più significative rispetto a questi temi che, sino a qualche anno fa, erano appannaggio degli esperti.
D’altra parte, il rapporto fa emergere che
- la password è ancora il sistema di identificazione più utilizzato dalle aziende (52%);
- solo il 19% degli utenti cambia la password periodicamente;
- il 25% degli utenti ha dimenticato la propria password nei sei mesi precedenti.
Su queste ultime pesano due vincoli principali:
- i sistemi di autenticazione più evoluti costano, sia per l’investimento iniziale sia per i costi a regime (per esempio, per fornire il supporto agli utenti sbadati che sono, come abbiamo visto, almeno un quarto della popolazione);
- i sistemi più moderni di identificazione rasentano la profilazione perché si basano su un carnet di dati personali piuttosto ampio e delicato (per esempio, dati biometrici associati a dati di geolocalizzazione).
Luci ed ombre. Ma all’orizzonte qualcosa si muove.