La riservatezza di Ambrogio

Ambrogio è diventato famoso per essere il domestico più dolce del mondo: si faceva trovare sempre pronto a soddisfare il desiderio di cioccolatino che la sua signora, con aria snob, manifestava in via del tutto estemporanea.

Il tempo è passato e, oggi, abbiamo la possibilità di avere il mondo come maggiordomo. Basta essere dotati di un assistente virtuale che gli OTT stanno pubblicizzando a tutta birra. Il più agguerrito è Google con il “Google Assistant” ma il mercato è in pieno fermento perché questa fetta viene ritenuta la più profittevole nel medio periodo.

Occorre, tuttavia, precisare che l’assistente virtuale è una componente software e che ha bisogno, per funzionare, di un dispositivo fisico. Google, per esempio, fa funzionare il suo Google Assistant sugli smartphone equipaggiati con Android e su Google Home ovvero una scatoletta cilindrica che agisce come ricevitore intelligente di tutto quello che viene detto nei pressi della sua collocazione.

Per ora, invece, Google non è ancora riuscita a monopolizzare l’intelligenza degli elettrodomestici di casa: altri grandi operatori del settore si stanno muovendo per entrare in questo mercato sfruttando la loro posizione di forza. È il caso di Samsung, molto forte nel mondo delle smart TV ma anche di altri elettrodomestici, o di Amazon che vorrebbe estendere la logica di funzionamento di Alexa (altro orecchio intelligente) ai dispositivi casalinghi.

Naturalmente, tutto questo lascia presumere un trattamento di dati personali che rasenta la profilazione e che deve essere condotto secondo criteri conformi al GDPR (a mente dell’articolo 3 anche quando il fornitore è fuori dall’UE).

Non avremo più Ambrogio ma, almeno, speriamo di non rimpiangere la sua riservatezza.

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