“Un terreno sul quale la forza dell’attacco è pari per noi e per il nemico è aperto. Su questo terreno sfidare al combattimento è rischioso e combattere non è vantaggioso”. Questa è una frase tratta dal capitolo 10 dell’Arte della guerra del famoso generale cinese Sun Tzu, vissuto circa sei secoli prima di Cristo.
Evidentemente, però, non è una massima nota ai deputati statunitensi che impiegano Facebook ed altri social network per condurre le loro battaglie politiche. Lo dimostra una nuova ricerca di Pew Research che ha analizzato circa 700,000 post provenienti da poco più di mille account riconducibili ai circa 600 politici americani (tra Congresso ed altre cariche pubbliche). Il periodo di osservazione è quello tra il 1 gennaio 2015 ed il 31 dicembre 2017, al fine di comprendere i comportamenti assunti dai politici dei due schieramenti (democratico e repubblicano) tra la fine del mandato del presidente Obama e l’inizio del mandato del presidente Trump.
I risultati più rilevanti hanno dimostrato che:
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i democratici hanno incrementato sensibilmente il numero di post subito dopo l’elezione di Trump, passando da 34 a 45 post al mese (in media);
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i democratici hanno incrementato sensibilmente il numero di post oppositivi a Trump ed al campo repubblicano subito dopo l’elezione del nuovo presidente passando dal 10% al 30% del totale dei post; i repubblicani, viceversa, non hanno avuto la stessa durezza nei confronti di Obama, o del campo democratico, prima dell’elezione di Trump; i post oppositivi dei repubblicani si fermavano al 15%;
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il pubblico di Facebook ha mostrato di condividere più volentieri i post oppositivi, sia verso Obama sia verso Trump, rispetto ai post costruttivi.
Vince, quindi, la politica della discordia. Ma non è più una novità nemmeno in Italia…