Un quinto della popolazione mondiale soffre di patologie gastro‑intestinali e per un terzo di questi soggetti la malattia rimane non diagnosticata per molto tempo a causa dell’imperfetto funzionamento degli attuali test diagnostici. Oggi, infatti, la diagnosi sulla concentrazione di specifici gas prodotti dall’intestino (in particolare l’idrogeno ed il diossido di carbonio) è eseguita con il test del respiro. Tuttavia, come è facile immaginare, la strada dalla pancia alla bocca è molto lunga e, quindi, la precisione del test può essere compromessa.
Il Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT) ha, quindi, sperimentato una speciale capsula che, una volta deglutita, rileva la concentrazione di gas e la trasmette ad uno smartphone. Il test eseguito con la minipillola si è rivelato 3.000 volte più affidabile del classico test del respiro.
La notizia diffusa dal RMIT non specifica quale tecnologia consente di rilevare i parametri clinici né quali siano le modalità di trasmissione dei risultati. Certamente, la nuova pillola, essendo parte di un sistema che tratta dati personali riguardanti la salute, al momento della commercializzazione in Europa dovrà essere protetta adeguatamente al fine di non compromettere la riservatezza del paziente.
Lì, dove tutto è buio, i mal di pancia possono moltiplicarsi nelle pieghe della privacy.