Due braccia, due mani

Le cose che abbiamo in comune sono 4.850 – le conto da sempre, da quando mi hai detto – “ma dai, pure tu sei degli anni ’60?”. Così cantava , qualche anno fa, Daniele Silvestri per corteggiare la ragazza che sognava e che lo aveva folgorato al primo incontro.

E qualcosa di simile sta nascendo su Facebook in questi giorni: una nuova etichetta segnalerà le vicende che accomunano chi legge e chi scrive. Ad oggi, infatti, chi legge sa pochissimo della persona che ha scritto un post, se non rientra nelle sue amicizie: il nome (che può anche non coincidere con il vero nome) ed il contenuto stesso del post (testo, immagine, video, ecc.). I post di commento, dunque, si basano su queste informazioni che, a volte, possono indurre ad esternazioni troppo istintive, siano esse di condivisione o di opposizione.

Per migliorare la qualità delle interazioni, dunque, Facebook sta testando, su un campione di utenti statunitensi, la funzione “Cose in comune”: un fumetto che apparirà di fianco ad ogni post e che segnalerà cosa condividono scrittore e lettore: le vacanze al mare, la provenienza universitaria, l’amore per i gatti, ecc.. Tutto questo, secondo Facebook, nel rispetto delle norme sulla protezione dei dati personali perché saranno esposte solo le caratteristiche che l’utente ha reso pubbliche sul suo profilo. Appare intuitivo, viceversa, che questo trattamento abbia finalità e mezzi diversi da quelli originari (per esempio, si presume un processo di trattamento completamente automatizzato tramite l’utilizzo di un apposito algoritmo di matching). Quindi, sarebbe necessario un apposito consenso da parte degli utenti.

Inoltre, lo scopo finale espresso dalla società di Menlo Park sarebbe quello di limitare i post conflittuali. La vera ragione, invece, sembra quella di contrastare la progressiva perdita di potenza persuasiva della piattaforma. Con questo sistema, infatti, si agevoleranno le amicizie e, quindi, sarà possibile migliorare l’indice medio di closeness centrality, con la conseguenza che la pubblicità potrà viaggiare più rapidamente.

Per fortuna, tutti abbiamo due braccia, due mani e, persino, un cervello.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.