Non ci posso credere

Sembra che sia successo: corruzione tra i dipendenti di Amazon! È noto che i nostri dati personali abbiano un florido mercato, molto spesso clandestino. Qualcuno, all’interno degli OTT ma, forse, anche di altre organizzazioni vende i nostri dati personali per generare un flusso pubblicitario illecito: anche per questo nasce il GDPR e nascerà, fra qualche mese, il regolamento UE e‑privacy.

La novità è che sembra essersi consolidato un traffico fraudolento di manipolazione dei nostri pareri sugli acquisti. Esistono soggetti che pagano fino a trecento dollari per cancellare o ridimensionare il nostro parere negativo sull’acquisto delle scarpe o del telefonino. C’è da chiedersi se questa pratica abbia un senso e, quindi, se possa avere un fondo di verità. Nessuno mette in dubbio che possa essere stata attuata ma difficilmente potrà diventare un fenomeno di cui doversi davvero preoccupare.

Infatti, nel dark web un numero di carta di credito clonata viene pagato 250 dollari. È possibile che si possa pagare 300 dollari per togliere una opinione negativa? E, poi, rispetto ad un mercato di miliardi di potenziali utenti, è davvero possibile che qualcuno si occupi di scovare le recensioni negative e commissionare la loro cancellazione ad un impiegato di Amazon? I casi sono due:

  • le recensioni negative sono numericamente marginali rispetto alle positive; allora, sarebbe come cercare un ago in un pagliaio e, comunque, i commenti positivi rimangono prevalenti e non ha molto senso affannarsi a rafforzarli;

  • le recensioni negative sono numericamente prevalenti rispetto alle positive; allora, l’investimento per cancellarle potrebbe difficilmente colmare i vantaggi della rimozione e, forse, sarebbe meglio convogliare le risorse a migliorare davvero il prodotto o il servizio.

Insomma, “Io non ci posso credere!”

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