L’ambito sanitario

Dopo l’art. 61, il nuovo Codice privacy, salta direttamente all’art. 75, abrogando tutto il testo che c’era nel mezzo ed introducendo il lettore al Titolo V che si occupa di Trattamento di dati personali in ambito sanitario.

L’art. 75, nella vecchia versione, costituiva solo un annuncio dell’ambito applicativo del Titolo V recitando solo “Il presente titolo disciplina il trattamento dei dati personali in ambito sanitario”; nella nuova versione, invece, il lessico viene armonizzato rispetto a quello del GDPR. Si parla, dunque, di trattamento per finalità di tutela della salute e incolumità fisica sia dell’interessato sia di terzi.

Ovviamente, viene ribadito che le basi giuridiche per il trattamento sono quelle previste dall’art. 9 del GDPR, trattandosi di particolari categorie di dati personali, con un richiamo a quanto stabilito dall’art. 2‑septies del nuovo Codice.

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Una foto digitale

I-com è l’acronimo di Istituto per la competitività e ieri ha presentato un rapporto che fotografa la dinamica tra italiani e digitale.

Il quadro che emerge è di una sostanziale passività del cittadino italiano rispetto ai servizi offerti dalla Rete. In Italia, infatti, il livello di utilizzo di Internet è analogo agli altri Stati occidentali: usiamo Internet per una media di sei ore al giorno.

Insomma, siamo connessi quasi a tempo pieno. Tuttavia, sembra che utilizziamo la rete prevalentemente per scopi ludici e raramente per fruire di servizi che possono migliorare la qualità della nostra vita. Questo accade principalmente perché:

  • la banda larga non è ancora diffusa su tutto il territorio nazionale;

  • la Pubblica Amministrazione tarda a mettere a disposizione servizi online che siano davvero significativi;

  • le imprese private scontano un grave ritardo negli investimenti sul digitale, sia in termini di servizi sia nella divulgazione (e rassicurazione) delle possibilità offerte dall’online.

Questa dinamica, oltre a frenare lo sviluppo economico, sottintende un sostanziale equivoco percepito dall’utente medio rispetto alla protezione dei propri dati personali: propende a cederli facilmente per scaricare app ludiche o per aderire a social network mentre tende ad essere diffidente quando deve aderire ad un conto corrente online.

Una foto digitale non troppo incoraggiante, ma che traccia la strada per fare meglio.

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