Davide Casaleggio è una persona acuta: riesce a far camminare egregiamente alcune suggestioni che suo padre aveva lanciato ed a renderle compatibili con il ruolo governativo che il movimento ha assunto.
Stupisce, però, che non sia molto accorto nelle dichiarazioni e che sia ancor meno coltivato giuridicamente. Nell’intervista che ha rilasciato ieri al Corriere della Sera mi ha colpito la frase: “Stiamo portando avanti il progetto della cittadinanza digitale per esplorare i nuovi diritti che stanno emergendo”. Dunque, ho proseguito la lettura dell’intervista ancora più incuriosito di quando ho cominciato: “Oggi è importante richiedere nuovi diritti come scegliere i propri candidati o proporre le leggi che vengono discusse dai nostri parlamentari”.
Quindi, la più grande preoccupazione del signor Casaleggio è la formalizzazione del consenso: intorno ad un candidato, intorno ad un’idea, intorno ad una proposta legislativa. Non si preoccupa della formazione del consenso che, come sappiamo, rischia di essere dominata da soggetti che né Casaleggio né altri teorici del futuro, almeno in Italia, possono influenzare.
E dire che il movimento creato da Casaleggio&Grillo aveva a lungo insistito per portare al Quirinale Stefano Rodotà, uno dei maestri dei diritti della personalità e di protezione dei dati personali.
Osserviamo che tra formazione e formalizzazione la differenza è la parola lizza: quindi, identifichiamo la sfida con esattezza, per favore.