I-com è l’acronimo di Istituto per la competitività e ieri ha presentato un rapporto che fotografa la dinamica tra italiani e digitale.
Il quadro che emerge è di una sostanziale passività del cittadino italiano rispetto ai servizi offerti dalla Rete. In Italia, infatti, il livello di utilizzo di Internet è analogo agli altri Stati occidentali: usiamo Internet per una media di sei ore al giorno.
Insomma, siamo connessi quasi a tempo pieno. Tuttavia, sembra che utilizziamo la rete prevalentemente per scopi ludici e raramente per fruire di servizi che possono migliorare la qualità della nostra vita. Questo accade principalmente perché:
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la banda larga non è ancora diffusa su tutto il territorio nazionale;
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la Pubblica Amministrazione tarda a mettere a disposizione servizi online che siano davvero significativi;
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le imprese private scontano un grave ritardo negli investimenti sul digitale, sia in termini di servizi sia nella divulgazione (e rassicurazione) delle possibilità offerte dall’online.
Questa dinamica, oltre a frenare lo sviluppo economico, sottintende un sostanziale equivoco percepito dall’utente medio rispetto alla protezione dei propri dati personali: propende a cederli facilmente per scaricare app ludiche o per aderire a social network mentre tende ad essere diffidente quando deve aderire ad un conto corrente online.
Una foto digitale non troppo incoraggiante, ma che traccia la strada per fare meglio.