Ogni epoca ha la sua impronta: i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi.
Quanto costava, nei primi decenni del secolo scorso, organizzare una manifestazione in piazza? Quanto costa oggi?
Chi conosceva, fino a qualche anno fa, il sale rosa dell’Himalaya?
Negli anni ‘70 del secolo scorso, quanto era difficile ritrovare un vecchio amico delle scuole elementari emigrato in Nuova Zelanda? E quanto è difficile oggi?
A queste domande, un po’ retoriche, corrispondono altrettanti vantaggi della tecnologia, del web, dei social network.
Certo, tutto questo si accompagna al declino dei libri, alle fake news, ai lavori precari governati da robot, al consumo stellare di energia a scapito dell’ambiente, alla scomparsa del pensiero critico. Su queste circostanze si basa l’ultimo libro di Marco Pacini, Epocalisse. Sembra che, intorno, si possa osservare solo un paesaggio desolato e desolante che può essere combattuto con una sana dose di “pessimismo attivo”, dice l’autore. Un atteggiamento da contrapporre al tecno‑ottimismo che, di solito, si trasforma in tecno‑qualunquismo generato dal delirio di onnipotenza di chi osserva il mondo dalla propria Playstation o poco più.
E che, dalla Playstation, è stato espropriato uscendone (se ne uscirà) molto, molto invecchiato.