
Jessica Powell è una donna di quarant’anni che ha conosciuto da vicino le dinamiche delle disruption company ovvero di quelle aziende che, facendo leva sugli sviluppi tecnologici, si sono imposte sul mercato generando miliardi per i fondatori ma, a suo dire, al prezzo di qualche scompenso psicologico che, poi, si è riverberato nella stessa gestione aziendale. La sua ultima esperienza professionale l’ha avuta con Google di cui è stata vicepresidente con la responsabilità per la comunicazione aziendale e per i rapporti istituzionali.
Uscita da Google, ha pensato di scrivere un romanzo (leggibile gratuitamente) per ironizzare su alcuni aspetti comportamentali assunti dai vertici aziendali e da molti dipendenti degli OTT. Il suo bersaglio più frequente è stato il delirio di onnipotenza di cui molti di loro soffrivano (e soffrono). Tuttavia, alcuni aneddoti raccontano anche storie minori legate alla disinvoltura con la quale molti dipendenti affrontano i problemi di privacy degli utenti.
Per esempio, ad un certo punto del romanzo si legge “Da quanto tempo non vendiamo i dati degli utenti o non violiamo il diritto d’autore? Quelli si che erano anni d’oro!!!”
In un altro passaggio, invece, uno dei protagonisti dice “E qual è il problema? Introduciamo tutti gli utenti al nuovo servizio e rendiamo difficile il reperimento delle impostazioni di privacy!”
Tutto questo lascia pensare che, forse, aveva ragione chi diceva “A pensar male si fa peccato ma si azzecca quasi sempre”.