Né dura né morbida: tagliente

Joseph S. Nye è un professore di relazioni internazionali di Harvard ed è stato preside della Kennedy School of Government. È un esperto di geopolitica ed è stato il primo a parlare, verso gli inizi degli anni novanta, di soft power che si stava contrapponendo all’hard power nelle dinamiche politiche internazionali.

Per hard power, la potenza dura, si intendeva (e si intende) il potenziale militare di cui ogni paese può disporre, compresa l’industria pesante di supporto alla difesa; l’hard power è stato il terreno virtuale sul quale si è combattuta la guerra fredda: il blocco sovietico ed il blocco atlantico si contrapponevano misurando le forze militari che avrebbero potuto mettere in campo.

Il soft power, la potenza morbida, ha cominciato ad avanzare con la caduta del muro di Berlino: è lo strumento sofisticato per estendere la zona di influenza politica attraverso la diffusione di principi, valori, dinamiche sociali, abitudini (anche di consumo). Nulla di nuovo giacché la potenza dell’impero romano era basata proprio su questo: esercito ma, soprattutto, acquedotti.

Oggi, però Nye ritiene che entrambi questi strumenti di geopolitica siano desueti perché l’evoluzione della tecnologia e la conseguente vita virtuale alla quale tutti noi siamo indotti hanno fatto diventare più importante lo sharp power: la potenza tagliente dell’influenza digitale. Quindi, Cina, Confederazione Russa e Stati Uniti (i blocchi attualmente in campo) sono impegnati ad usare uno strumento tagliente e preciso come un bisturi per poter catturare la nostra attenzione (dopo aver catturato i dati personali per poterci raggiungere) e, quindi, orientare chirurgicamente la moltitudine di singoli e non più le masse indistinte.

Nè dura né morbida: solo potenza tagliente che, tuttavia, appare molto più pericolosa.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.