
Assicurare la sicurezza di una Nazione è sempre stata un’attività complessa, da condurre con decisione ma, soprattutto, con discrezione e senza troppi clamori. Oggi lo è ancora di più visto che, grazie alla tecnologia, le minacce viaggiano veloce e possono penetrare le nostre difese anche partendo dall’Estremo Oriente attraverso un click su un computer piazzato in Sudafrica.
Il nostro Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica, l’insieme di organi ed istituzioni che si occupa di difendere il nostro Paese, ha pubblicato, nei giorni scorsi, la consueta Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza. Nell’allegato alla relazione, vengono esposti gli elementi più rilevanti emersi nel 2018 sulle minacce cibernetiche. Come dicono le buone e vecchie barzellette, il documento contiene una notizia buona ed una cattiva. La notizia cattiva ci dice che gli attaccanti si avvalgono di sistemi molto più sofisticati rispetto al passato mentre la notizia buona racconta che il nostro Sistema di Informazione riesce ad intercettare sempre più frequentemente gli attacchi e, quindi, a predisporre le conseguenti misure per contenerne gli effetti negativi.
Tuttavia, quello che più preoccupa dell’allegato alla Relazione è che gli attaccanti sono sempre più sfuggenti ed hanno come bersaglio preferito le pubbliche amministrazioni piuttosto che i soggetti privati. La maggior parte dei malintenzionati non vuole fare business con i dati personali che sottraggono ma, semplicemente e drammaticamente, dimostrare la fragilità dei loro bersagli e, quindi, contribuire a screditarli.
È sempre più difficile difendere il Paese, ma non impossibile.