Convenzione super

Nei giorni scorsi l’Italia ha sottoscritto la nuova versione della Convenzione 108 (detta anche Convenzione 108+). La vecchia Convenzione 108 è il primo (e unico) degli accordi tra paesi europei (appartenenti o no alla Unione Europea) che ha riconosciuto i principi basilari del trattamento dei dati personali: liceità, pertinenza, esattezza, ecc.

La 108 era stata, di recente, scavalcata dai nuovi elementi portati dal GDPR (vincolanti solo per i paesi UE): accountability, privacy by design, privacy by default, ecc.

Per questo, il Consiglio d’Europa, formato da 47 paesi, ha deciso di mettere un segno + dopo il 108. Questo consentirà ai paesi extra UE, ma aderenti alla 108+, di essere sottoposti più benevolmente alla valutazione di adeguatezza che la Commissione Europea, secondo il GDPR, deve condurre per permettere ad un titolare del trattamento possa di trasferire in questi paesi i dati personali.

Una convenzione super per convergere su principi e paradigmi che non possono più essere trascurati.

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Alta pressione

Un’inchiesta dell’Observer, il settimanale del quotidiano The Guardian, ha rivelato il tentativo di Facebook di ammorbidire le normative sulla protezione dei dati personali che, via via, si stanno consolidando in molti paesi.

Sembra che l’Observer abbia avuto accesso ad alcuni documenti interni a Facebook che rivelano le manovre che, nel tempo, avevano l’obiettivo di avvicinare centinaia di politici europei ma anche asiatici e nordamericani. Sembra, addirittura, che la società di Menlo Park abbia fatto pressioni sul Cancelliere dello Scacchiere britannico (il ministro delle finanze inglese) e sul primo ministro irlandese promettendo investimenti importanti nei paesi anglosassoni qualora le loro posizioni , in ambito europeo, fossero riuscite a rendere il GDPR meno vincolante per i social network.

I documenti fanno parte di un corposo fascicolo giudiziario, all’esame dei giudici californiani, che vede Facebook difendersi contro una società americana che sviluppa app per smartphone. Questo è il motivo, secondo il portavoce di Facebook, per il quale il loro contenuto non può essere ritenuto affidabile finché un giudice non ne stabilirà l’effettiva portata.

Tuttavia, l’eventuale conferma della notizia avrebbe un grosso impatto sulla società di Menlo Park e dimostrerebbe, qualora ce ne fosse bisogno, la giusta direzione assunta dall’Unione Europea nella difesa dei dati personali attraverso la disciplina contenuta nel GDPR.

L’alta pressione porta tempo stabile, ma sembra non essere così per Facebook.

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