Un androide sotto controllo

“D’accordo, per difendere i miei dati personali cerco di applicare tutte le normali misure che, ormai, sono ampiamente note:

  • cambio le password periodicamente (almeno una volta al mese);
  • scelgo password di una certa lunghezza e le creo con una certa fantasia (ma non troppa) usando anche caratteri speciali, numeri e lettere maiuscole;
  • non cedo alla tentazione di fornire i miei dati personali pur di accedere ad un certo servizio web apparentemente gratuito.

OK, faccio tutto questo. Ma sono tranquillo?”

In realtà, come dicono gli esperti, il rischio zero non esiste. Certamente, ad abbassare i rischi per i nostri dati personali contribuisce molto il costante aggiornamento del cosiddetto sistema operativo che fa funzionare i nostri dispositivi.

Per gli smartphone ed i tablet il sistema operativo più diffuso è il noto Android che viene aggiornato costantemente e per il quale esistono bollettini mensili sulle vulnerabilità che, progressivamente, la comunità degli utenti scopre e cerca di eliminare.

Quindi, conviene consultarli: tenere il nostro androide sotto controllo può evitarci brutte sorprese.

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Ci vuole fantasia

Lo dico sempre ai miei colleghi ed a chi segue le mie lezioni: “Ci vuole fantasia!”.

Quando si effettua un’analisi del rischio o una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati personali (art. 35 del GDPR) bisogna far ricorso alla fantasia. Come sappiamo il rischio si valuta stimando due elementi:

  • la probabilità che una minaccia sfrutti una vulnerabilità;
  • l’impatto che l’evento sfavorevole può avere sui diritti e le libertà delle persone.

La fantasia deve essere impiegata, in particolare, per stimare l’impatto. Bisogna pensare non soltanto agli impatti diretti ma anche a quelli che possono danneggiare indirettamente gli interessati ed i terzi.

L’ultimo esempio riguarda i recenti attacchi agli ordini degli avvocati di diverse province. I dati personali riguardanti gli iscritti agli ordini, per legge, sono pubblici: nome, cognome, indirizzo fisico, PEC, ecc. Dunque, se sono pubblici, sembrerebbero non esserci rischi, nel senso che la legge li ha messi a disposizione di tutti. Ma riuscire ad ottenere, in un colpo solo, i dati di tutti gli iscritti, senza sforzo e senza filtri, potrebbe ledere non solo i diritti e le libertà degli iscritti ma anche quelli di terzi.

Infatti, a partire dagli indirizzi PEC, l’escalation è stata quella di violare le caselle degli iscritti e di rendere pubblico il contenuto delle mail: su questo il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha aperto un’apposita istruttoria. Vedremo.

Io, intanto, continuo a predicare che bisogna avere fantasia… Almeno quanto quella dei malintenzionati.

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