Le lancette girano

Lo dicono gli esperti da tempo: non bisogna chiedersi “se” ci sarà un attacco, ma “quando” verrà sferrato. E lo conferma, indirettamente, anche il Garante per la Protezione dei Dati Personali, Antonello Soro, nell’intervista sul numero di ottobre de L’Impresa. Soro conclude l’intervista dicendo “Quando ad essere attaccate sono strutture sanitarie, università e quindi mondo della ricerca, infrastrutture strategiche, sistemi di comunicazione, ogni ritardo diventa esiziale.

E l’Italia è, effettivamente, in ritardo. Lo ha scritto l’Agenzia per l’Italia Digitale nel Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione (centrale e periferica): il censimento sui data center (infrastrutture informatiche di elaborazione e memorizzazione), effettuato nel 2013, ha rilevato una forte frammentazione delle risorse e frequenti situazioni di inadeguatezza tecnologica.

Per il futuro, l’intento dichiarato dell’Agid è quello di individuare, all’interno delle Pubbliche Amministrazioni, i Poli strategici nazionali (PSN) già all’avanguardia in termini di sicurezza, resilienza, efficienza energetica e garanzia di continuità operativa. I PSN individuati sono destinati ad “ospitare” i dati delle altre Pubbliche Amministrazioni meno dotate in termini di infrastrutture. Questa razionalizzazione, oltre a ridurre i costi, consentirebbe un progressivo miglioramento dei sistemi di prevenzione e protezione rispetto agli attacchi e, quindi, più garanzie per i nostri dati personali.

L’Agid, all’interno del piano, aveva promesso una circolare per la definizione delle caratteristiche dei Poli strategici nazionali. Un primo passo che doveva compiersi entro settembre scorso ma la circolare non è ancora arrivata.

Purtroppo, però, le lancette girano.

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Come è umana lei!

La questione occupa il Collegio Giurisdizionale della Camera e riguarda il nuovo look (approvato nel 2015) dei cartellini identificativi dei dipendenti della Camera dei Deputati. Il segretario generale ha imposto che sui cartellini la qualifica del dipendente sia indicata secondo il genere. Quindi, per le donne, “consigliere” diventa “consigliera”; “stenografo” si trasforma in “stenografa”.

Alcune dipendenti si sono rivolte al Collegio per contestare la disposizione, anche invocando la “privacy” rispetto al sesso, e chiedendo di riportare la declinazione al genere maschile.

Tutti sappiamo che la declinazione secondo il genere sta molto a cuore alla Presidente della Camera, Laura Boldrini. Ma cosa a che fare con le norme sulla protezione dei dati personali?
La risposta è nel principio di minimizzazione: è proprio necessario, ad esempio, indicare la qualifica sul cartellino? Sull’argomento, il Garante per la Protezione dei Dati Personali si è già espresso nel 2007, invitando le pubbliche amministrazioni ad indicare dati come la qualifica, la fotografia, ecc. solo “per specifiche esigenze di umanizzazione e personalizzazione del rapporto con l’utente”. Un esempio concreto, riportato dallo stesso Garante, è quello del rapporto tra paziente e medico durante un ricovero ospedaliero: indicare il nome e la qualifica sul cartellino, in questo caso, può servire a costruire la fiducia.

Ferma restando l’autodichìa del Parlamento, non sembrerebbe, invece, che per i dipendenti della Camera esista una esigenza di umanizzazione e il cartellino, pertanto, non dovrebbe indicare la qualifica.

Di meno è meglio.

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