Vago ma eccitante

Bisogna rendere omaggio a Sir Tim Berners-Lee colui che, trent’anni fa, inventò il web. L’idea nacque, appunto, nel 1989 al Cern di Ginevra dove, all’epoca (ma anche oggi), si respirava un clima liberale ed aperto e dove i fermenti scientifici e tecnici potevano andare ben oltre le scoperte della fisica.

Infatti, nella sua recente intervista a Repubblica, Berners-Lee confessa che, quando presentò l’idea al suo capo, un insigne fisico delle particelle, si sentì esclamare “Vago ma eccitante!”. E, da allora, il mondo dispone di uno strumento straordinario per scambiarsi idee, opinioni, sogni ma, purtroppo, anche per insultare, infamare o sfruttare le abitudini di vita altrui attraverso la raccolta di dati personali.

Per ridurre gli effetti collaterali causati dall’utilizzo improprio del web, Berners-Lee ha fondato la World Wide Web Foundation ed ha prodotto un Contratto per il Web affinché Governi, società private e cittadini possano ispirarsi a principi comuni.

Il contratto (una sorta di manifesto) auspica che:

  • i Governi rendano il web accessibile a tutti e tutelino la vita privata delle persone;
  • le organizzazioni private rispettino i cittadini in quanto tali e non li considerino solo consumatori e, quindi, fonte di dati personali da trattare a fini commerciali;
  • i cittadini costruiscano comunità che affrontino discussioni in maniera civile nel rispetto della dignità di ogni partecipante.

Anche il Contratto, come l’idea iniziale di Berners-Lee, appare “vago ma eccitante” ma siamo sicuri che avrà lo stesso successo.

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V di vendetta

La senatrice Evangelista, insieme ad altri parlamentari, ha presentato, il 19 febbraio scorso, il disegno di legge numerato con il 1076 e denominato “Introduzione dell’articolo 612-ter del codice penale in materia di pubblicazione e diffusione di immagini o video privati sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate”.

Le fattispecie affrontate dal disegno di legge sono molto delicate e riguardano i fenomeni di pubblicazione o diffusione di foto e video a contenuto sessuale ma che, al momento della loro produzione, avevano solo scopi privati. L’intenzione è quella di punire con il carcere questi comportamenti che, oggi, costituiscono una pratica piuttosto diffusa soprattutto tra ex partner che vogliono vendicarsi.

Purtroppo, però, il testo proposto è parzialmente contraddittorio con la nota di presentazione del disegno di legge. Infatti, nelle prime righe di questa nota viene scritto che “può trattarsi di selfie scattati dalla stessa vittima e inviati all’ex partner e fatti girare non solo in rete, ma attraverso e‑mail e cellulare” mentre il secondo comma del primo articolo del disegno di legge recita “Ai fini di cui al presente articolo, per immagini o video privati sessualmente espliciti si intende ogni rappresentazione, con qualunque mezzo, di soggetti consenzienti coinvolti in attività sessuali esplicite.” Quindi, secondo il testo normativo, i video e le foto devono contenere almeno due soggetti: sono esclusi i selfie!

Non solo. La norma parla di soggetti “consenzienti” che, da vocabolario Treccani, significa “che danno il proprio consenso”. È ovvio che il consenso riguarda l’atto sessuale e non riguarda la diffusione o la pubblicazione. Ma che bisogno c’è di inserire l’aggettivo “consenziente” dando la possibilità a qualche difensore di sfruttare questa ambiguità per farla fare franca al suo spregevole cliente?

V come vendetta ma anche V come vittima: se legge deve essere, che sia scritta bene…

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