Alta pressione

Un’inchiesta dell’Observer, il settimanale del quotidiano The Guardian, ha rivelato il tentativo di Facebook di ammorbidire le normative sulla protezione dei dati personali che, via via, si stanno consolidando in molti paesi.

Sembra che l’Observer abbia avuto accesso ad alcuni documenti interni a Facebook che rivelano le manovre che, nel tempo, avevano l’obiettivo di avvicinare centinaia di politici europei ma anche asiatici e nordamericani. Sembra, addirittura, che la società di Menlo Park abbia fatto pressioni sul Cancelliere dello Scacchiere britannico (il ministro delle finanze inglese) e sul primo ministro irlandese promettendo investimenti importanti nei paesi anglosassoni qualora le loro posizioni , in ambito europeo, fossero riuscite a rendere il GDPR meno vincolante per i social network.

I documenti fanno parte di un corposo fascicolo giudiziario, all’esame dei giudici californiani, che vede Facebook difendersi contro una società americana che sviluppa app per smartphone. Questo è il motivo, secondo il portavoce di Facebook, per il quale il loro contenuto non può essere ritenuto affidabile finché un giudice non ne stabilirà l’effettiva portata.

Tuttavia, l’eventuale conferma della notizia avrebbe un grosso impatto sulla società di Menlo Park e dimostrerebbe, qualora ce ne fosse bisogno, la giusta direzione assunta dall’Unione Europea nella difesa dei dati personali attraverso la disciplina contenuta nel GDPR.

L’alta pressione porta tempo stabile, ma sembra non essere così per Facebook.

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Sempre più difficile

Assicurare la sicurezza di una Nazione è sempre stata un’attività complessa, da condurre con decisione ma, soprattutto, con discrezione e senza troppi clamori. Oggi lo è ancora di più visto che, grazie alla tecnologia, le minacce viaggiano veloce e possono penetrare le nostre difese anche partendo dall’Estremo Oriente attraverso un click su un computer piazzato in Sudafrica.

Il nostro Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica, l’insieme di organi ed istituzioni che si occupa di difendere il nostro Paese, ha pubblicato, nei giorni scorsi, la consueta Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza. Nell’allegato alla relazione, vengono esposti gli elementi più rilevanti emersi nel 2018 sulle minacce cibernetiche. Come dicono le buone e vecchie barzellette, il documento contiene una notizia buona ed una cattiva. La notizia cattiva ci dice che gli attaccanti si avvalgono di sistemi molto più sofisticati rispetto al passato mentre la notizia buona racconta che il nostro Sistema di Informazione riesce ad intercettare sempre più frequentemente gli attacchi e, quindi, a predisporre le conseguenti misure per contenerne gli effetti negativi.

Tuttavia, quello che più preoccupa dell’allegato alla Relazione è che gli attaccanti sono sempre più sfuggenti ed hanno come bersaglio preferito le pubbliche amministrazioni piuttosto che i soggetti privati. La maggior parte dei malintenzionati non vuole fare business con i dati personali che sottraggono ma, semplicemente e drammaticamente, dimostrare la fragilità dei loro bersagli e, quindi, contribuire a screditarli.

È sempre più difficile difendere il Paese, ma non impossibile.

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