
Lo scorso 19 febbraio, il Comitato Europeo per la Protezione dei Dati Personali (EDPB) ha avviato la consultazione pubblica per le linee guida per realizzare i codici di condotta previsti dagli articoli 40 e 41 del GDPR nonchè dal Dlgs. 101/2018 (il decreto che ha aggiornato il Codice privacy) e che, in Italia, erano da approvare entro sei mesi dal 19 settembre scorso. Questo termine scade il 19 marzo prossimo ma, come accade spesso, non lo si potrà rispettare visto che la consultazione prevista dall’EDPB si concluderà solo il 2 aprile 2019.
Come sappiamo, i codici di condotta sono uno strumento per un insieme omogeneo di operatori che consente loro di autodefinire regole e comportamenti per realizzare e dimostrare la conformità al GDPR; il codice di condotta, naturalmente, dovrà essere approvato dal Garante per la Protezione dei Dati Personali (se l’ambito è nazionale) o dall’EDPB (se l’ambito è europeo).
Il documento dell’EDPB aiuta i cosiddetti code owner, cioè le associazioni che intendono realizzare un codice di condotta, a redigerlo. Tra gli elementi più importanti che devono essere specificati nella bozza da sottoporre a verifica dell’autorità, il Comitato sottolinea:
- i meccanismi attraverso i quali il codice di condotta potrà essere periodicamente revisionato al mutare delle condizioni di contesto e, soprattutto, tecnologiche;
- le consultazioni che le associazioni devono preventivamente effettuare coinvolgendo i propri membri, i soggetti interessati (anche tramite le rispettive associazioni di categoria) e gli eventuali altri portatori di interesse.
Conviene, quindi, prendere, sin dall’inizio, la corsia giusta per avviare il percorso di approvazione.