
Nella settima riunione plenaria, tenutasi il 12 febbraio scorso, il Comitato Europeo sulla Protezione dei Dati (EDPB), temendo un’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza accordo (cosiddetta Brexit with no‑deal), ha fornito le indicazioni per i titolari o i responsabili del trattamento che dovessero far transitare i dati personali proprio verso il Regno Unito. In questo caso, infatti, si tratta di trasferimento di dati personali verso paesi terzi disciplinato dal Capo V del GDPR.
L’EDPB offre le possibili soluzioni affinché titolari e responsabili siano pronti ad affrontare questa eventualità. Chiunque trasferirà dati personali verso il Regno Unito potrà:
- usufruire delle clausole di protezione dei dati personali da inserire negli accordi con il partner inglese; le clausole standard sono contenute nelle decisioni della Commissione UE 2001/497/EC, 2004/915/EC e 2010/87/EU;
- applicare Regole Vincolanti d’Impresa (nel caso di multinazionali con qualche appartenente al gruppo con sede nel Regno Unito); nel caso specifico, le Regole Vincolanti d’Impresa dovranno essere approvate dal Garante per la Protezione dei Dati Personali previo parere dell’EDPB;
- applicare codici di condotta approvati dall’EDPB; i codici di condotta, tuttavia, sono ancora lontani dal vedere la luce visto che, nella stessa seduta, l’EDPB ha stabilito le linee guida per realizzarli;
- verificare la possibilità di avvalersi delle deroghe previste dall’art. 49 del GDPR.
In ogni caso, i titolari ed i responsabili, per il principio di accountability, dovranno motivare e documentare la loro scelta oltre che, naturalmente, informare gli interessati come previsto dall’art. 13 del GDPR.
Un’uscita di sicurezza deve essere sempre a portata di mano.