L’Archimede di domani

Dal suo punto di osservazione privilegiato, la World Intellectual Property Orgnization (WIPO) ha potuto realizzare e pubblicare un rapporto sul trend che hanno assunto, negli ultimi anni, i brevetti che riguardano l’intelligenza artificiale.

Quali sono i contenuti più importanti del rapporto? Come sempre, affidiamoci ai numeri, tenendo conto che si riferiscono ad iniziative di intelligenza artificiale in tutto il mondo:

  • nel 2017 sono state presentate 50.000 istanze di brevetto;
  • le istanze in crescita più rilevante sono state quelle nell’ambito dei trasporti (+134% dal 2013 al 2016), seguite dalle telecomunicazioni (+84%), dalla medicina (+40%) e dai dispositivi elettronici personali (+36%);
  • le 5 aziende che hanno presentato più istanze di brevetto sono state IBM, Microsoft, Toshiba, Samsung e NEC.

Tuttavia, WIPO non ha potuto fare a meno di dedicare una parte dell’analisi agli elementi chiave dei possibili effetti sulla società e alle risposte politiche che possono (e devono) arrivare:

  • per evitare conflitti internazionali tra potenze non più basati su minacce nucleari ma su bombe digitali;
  • per limitare frizioni sociali interne ai paesi dovute all’idea che la macchina potrà gradualmente sostituire il lavoro umano;
  • per regolare le modalità con le quali i dati personali possono essere trattati senza incorrere in decisioni completamente automatiche, con effetti giuridici (e non) devastanti.

L’Archimede di domani è già qui.

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L’indice malfermo

L’intenzione del Governo di limitare il fenomeno dell’assenteismo nel pubblico impiego attraverso l’impiego delle impronte digitali e delle videoriprese è stata messa in discussione da Antonello Soro, Presidente del Garante per la Protezione dei Dati Personali, nell’audizione alla Camera dei Deputati del 6 febbraio scorso.

Soro ha rimarcato ai deputati che i principi di necessità e proporzionalità, richiamati nel disegno di legge governativo, sembrano essere solo una mera dichiarazione di massima ma che, per come si articola il testo normativo:

  • non risultano compatibili con i trattati europei, con il GDPR e con la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE;
  • non sembrano coerenti con l’impiego contestuale di impronte digitali e videoriprese;
  • sembrano scontrarsi con l’obbligatorietà dell’adozione di questi sistemi di controllo per tutti gli enti pubblici.

Il Garante ritiene, invece, che questi sistemi dovrebbero essere impiegati solo a fronte di circostanze speciali nell’ambito delle quali i tradizionali sistemi di marcatura delle presenze hanno fallito. Infatti, tra i milioni di lavoratori pubblici sono stati sanzionati solo 89 soggetti per falsa attestazione della presenza in servizio.

L’indice non è più così fermo nel puntare contro i dipendenti pubblici.

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