Check-up

Qualche giorno fa il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha aggiornato al 31 dicembre scorso il quadro dell’applicazione del GDPR in Italia, del quale aveva già fornito un primo bilancio a fine settembre e di cui ci eravamo già occupati.

Dopo circa sette mesi dalla definitiva applicazione del GDPR:

  • le organizzazioni, pubbliche e private, che hanno comunicato al Garante i dati del Responsabile per la Protezione dei Dati Personali sono diventate 43.269 a fronte del dato di settembre pari a 40.738; lentamente, quindi, si sta adempiendo all’obbligo previsto dall’art. 37 comma 7 del GDPR anche se sembrano lontani i numeri reali dei soggetti per i quali vige tale prescrizione;
  • i reclami al Garante sono quasi raddoppiati in soli tre mesi passando da 2.547 a 4.704;
  • le violazioni di dati personali notificate al Garante sono più che raddoppiate passando da 305 a 630.

Un check‑up che non dice nulla di buono.

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Calda fusione

Il New York Times ha rivelato che Mr. Zuckerberg, il fondatore di Facebook, vuole unificare le quattro piattaforme comunicative del suo gruppo: Whatsapp, Instagram, Messenger e, appunto, Facebook.

Il quotidiano statunitense definisce il gruppo Facebook come certamente tentacolare ma, ultimamente, piuttosto malconcio a causa delle continue violazioni di dati personali che ha subìto.

Quindi, l’intenzione del suo patron è quella di rilanciare dando la possibilità a chiunque sia utente di una delle quattro piattaforme di comunicare con un utente delle altre tre. Così, un utente di Facebook che non abbia aderito a Whatsapp potrà contattare un uozzapper e stabilire una comunicazione.

Esistono molte difficoltà tecniche e, rispetto al progetto, si sa solo che:

  • Zuckerberg vuole fondere le sue piattaforme entro il 2019, al massimo entro i primi mesi del 2020;
  • Mr. Facebook ha dichiarato che i messaggi tra le piattaforme saranno tutti criptati end‑to‑end (oggi lo sono solo quelli di Whatsapp).

Negli Stati Uniti qualcuno già mugugna e, visto che non esiste un’autorità per la protezione dei dati personali, si è rivolto alla Federal Trade Commission (in pratica l’autorità per la tutela della concorrenza e la protezione dei consumatori) per verificare che non ci siano gli estremi per intimare a Facebook di stoppare questa iniziativa per proteggere gli utenti.

Si prospetta una calda fusione che diventerà bollente quando interverranno le autorità europee.

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